Madflyhalf's Blog



NE TRAVAILLEZ JAMAIS

Living is easy with eyes closed
Misunderstanding all you see

Di fronte alle avversità della vita, chi ne sa di calcio dice "la palla è rotonda". Chi ne sa di rugby s’incazza!



Uno che non ride mai, non è una persona seria
Fryderyk Chopin

Saturday, May 06, 2006

RESISTERE

Credo che si sia speculato tanto, ultimamente, sulla parola Resistenza, termine inflazionato da politici paranoici, assetati di soldi, che combattono la loro battaglia sotto la bandiera dei loro interessi.
Dicono "Resistere, resistere, resistere" quei cretini, senza nemmeno sapere cosa stiano dicendo.
La Resistenza in Italia è una cosa seria, una cosa che ci ha liberato dopo 20 anni di oppressione, Resistenza in Italia significa gente che è morta per regalare ai propri figli, amici, conoscenti, concittadini, un futuro. Resistenza per vivere, per essere liberi. Non per continuare a fare i propri interessi.

Questa è una tristemente famosa Resistenza Irlandese e purtroppo, non è una leggenda.

25 anni fa, l’Irlanda del Nord era ancora un calderone pronto ad esplodere, dove la fame, la povertà e la disoccupazione avevano cifre da terzo mondo o quasi.
E i soprusi che i repubblicani dovevano subire da parte di sbirri, esercito, guardie nazionali più o meno regolarizzate, erano all’ordine del giorno.
Erano ancora vivi i ricordi di quel gennaio di nove anni prima, la domenica di sangue, culmine della violenza e della meschinità degli occupanti.
Bobby Sands era un ragazzo come altri, cresciuto a Abbots Cross, periferia di Belfast, forse nemmeno cattolico, perché suo nonno paterno era protestante. Ciò nonostante la sua famiglia fu spesso minacciata e costretta a trasferirsi dai Lealisti Protestanti. Non riusciva nemmeno a mantenere un lavoro stabile per via delle minacce.
Entrò a far parte dell’IRA proprio nel 1972, a 18 anni, ma fu subito arrestato e senza mai essere processato, rimase in carcere fino al 1976.
Venne di nuovo arrestato nel 1977, con capi d’imputazione gravissimi, ma che poi decaddero tutti. Ne rimase solo uno: possesso di arma da fuoco.
Al momento dell’arresto infatti, si trovava con altre 4 persone su una macchina, nella quale fu poi trovata 1 pistola.
Molto democraticamente gli diedero 14 anni di carcere.
Erano gli anni della Thatcher, non proprio una mente aperta...
Buttato nella prigione di Maze, Long Kesh, nel blocco H3, e insieme a lui altri 500 a vestire solo una coperta come della divisa carceraria.
A dormire su pezzi di gommapiuma.
A subire pestaggi e torture fisiche e mentali.
Cominciarono una protesta, la no wash protest spargendo escrementi alle pareti e sotto le porte delle celle.
Poi la sospesero, per cominciare lo sciopero della fame.
Chiedevano di poter indossare i propri abiti e non "l’uniforme carceraria".
Chiedevano di non essere costretti al lavoro carcerario.
Chiedevano la libera associazione con gli altri prigionieri durante l’ora d’aria.
Chiedevano una visita e una lettera a settimana.
Chiedevano la riduzione della pena, come per i detenuti comuni.
La loro vittoria sarebbe valsa ben più di libertà personali: sarebbe stata la libertà e la dignità di un popolo.

Bobby Sands, che era stato scelto dall’IRA come ufficiale comandante dei detenuti, fu il primo a cominciare lo sciopero della fame, l’1 marzo 1981. Con lui, ogni settimana se ne aggiungeva un altro.
Aderirono in 77 allo sciopero.
Nel frattempo, Sands fu eletto anche al parlamento inglese per le supplettive, con 30492 voti, contro i 29046 del candidato dell'Ulster Unionist Party.

Per i primi 17 giorni riuscì a tenere una sorta di diario di quello che gli capitava.

Dopo 66 giorni di sciopero della fame e 25 giorni da parlamentare, fu lasciato morire nell’infermeria di Maze; indossava ancora una coperta militare come uniforme, aveva 27 anni e pesava meno di 57 kg, era diventato cieco, non riusciva quasi a comunicare, entrava e usciva dal coma.
Era il 5 maggio 1981.

Il Governo Inglese non cedette.

150000 persone erano abbarbicate ai lati delle strade, sui campi e sui tetti, dove passò il suo corteo funebre.

Il 12 maggio morì Francis Hughes a 25 anni.
Il 21 Raymond McResh e Patsy O’Hara
L’8 luglio Joe McDonnel.
L’1 agosto Martin Hurson e Kevin Lynch.
Il giorno dopo Kieron Doherty.
L’8 agosto Thomas McElwee.
Il 20 dello stesso mese Micky Devine.


Il sindacato dei portuali di New York annunciò un boicottaggio di 24 ore delle navi britanniche.

A Milano, 5.000 studenti bruciarono la Union Jack e urlarono "Libertà per l’Ulster", durante una manifestazione.

A Gand gli studenti invasero il consolato britannico.

A Parigi, migliaia di persone marciarono dietro a grandi ritratti di Sands, cantando ’The IRA will conquer.’

La città di Le Mans ha dedicato una via a Sands, così come il dipartimento di St Denis a Parigi.

Lo Standard di Hong Kong disse che fu "triste che i successivi governi britannici non siano riusciti a porre fine all’ultima delle guerre religiose in Europa."

L’Hindustan Times disse che Margaret Thatcher aveva permesso a un membro del parlamento di morire di inedia, un incidente che non era mai avenuto "in una nazione civile".

Ad Oslo, dei dimostranti tirarono un palloncino riempito di salsa di pomodoro contro la Regina Elisabetta.

In India, i membri dell’opposizione nella Camera Alta, osservarono un minuto di silenzio.

In Unione Sovietica, la Pravda descrisse l’accaduto come "un altra tragica pagina della triste storia di oppressione, discriminazione, terrore e violenza in Irlanda".

A Teheran, Iran durante i primi giorni della rivoluzione islamica del 1979, gli studenti rivoluzionari simpatizzanti con Sands, cambiarono il nome della via in cui si trovava l’ambasciata britannica, da Winston Churchill street a Bobby Sands street. Questo nome esiste tutt’oggi, nonostante gli sforzi del governo britannico per farlo cambiare.

Su un muro di Christchurch in Nuova Zelanda, comparve il graffito "Free Bobby Sands" che avrebbe poi ispirato un verso del cantante australiano Eric Bogle.

Questo è l’ultimo pezzo del diario di Bobby Sands, scritto nella cella, su un foglio di carta igienica, con il refil di una biro. 17 marzo 1981, San Patrizio.

Ní hé cinnte gurb é an áit as a dtigeann sé. Mura bhfuil siad in inmhe an fonn saoirse a scriosadh, ní bheadh siad in inmhe tú féin a bhriseadh. Ní bhrisfidh siad mé mar tá an fonn saoirse, agus saoirse mhuintir na hEireann i mo chroí.

Tiocfaidh lá éigin nuair a bheidh an fonn saoirse seo le taispeáint ag daoine go léir na hEireann ansin tchífidh muid éirí na gealaí


Traducete voi

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